Roar of Revenge by Seep
Ciao amici di Commodoreblog, oggi andiamo a vedere Roar of Revenge, ultima fatica dei Giansoldati Brothers della Seep. Ogni fatica del duo in questione è da me accolto con gioia e orgoglio, visto che anche essi sono Torinesi come il sottoscritto. Siete pronti a calarvi dei panni del nerboruto guerriero di turno?
Roar of Revenge, lucidate la spada
C’è un sottile filo che lega questo Roar of Revenge con The Age of Heroes, gioco di cui abbiamo parlato QUI. Sono entrambi Hack n Slash che devono molto allo storico Rastan, gioco dal quale attingono a piene mani. Ma mentre Age gira su Commodore 64, ed è un gran bel vedere, questo Roar of Revenge lo troviamo su piattaforma Steam, giocabile sui nostri PC.
La storia
Come ogni buon gioco basato sul mondo fantasy, la nostra missione non sarà tra le più semplici. Dobbiamo prendere il controllo del barbaro chiamato Keel (come la storica band rock di Ron Keel, sarà un caso?), e con esso dovremo affrontare tonnellate di nemici. Non sarà facile sconfiggere le armate di Leomhann, il terribile uomo-leone, ma non siamo tipi che si spaventano facilmente.
Del resto questo despota non si è accontentato di radere al suolo la nostra città, sottomettendo ogni abitante del regno di Arxaz. Egli risvegliò anche i tre titani maledetti, esseri arcaici che ora agiscono sotto la sua influenza. Il nostro vecchio zio, che si scopre essere Serd il saggio, legge nei nostri occhi la volontà di mettere fine a cotanta tirannia, ma sa anche che non siamo pronti a tutto questo. Per questo ci consiglia di recuperare le quattro antiche reliquie, unici oggetti capaci di garantirci enormi poteri. Esse sono state nascoste in giro per il regno, al riparo dalla brama di potere degli uomini egoisti. Come ultimo avvertimento egli ci dice che nostro fratello, Kenix, è stato rapito da Leomhann. Può darsi sia ancora vivo e, nel caso, potremmo liberarlo… perciò non perdiamo tempo, è ora di partire!
Roar of Revenge, si comincia
Dopo il preambolo narrativo, eccoci alle prese col gioco vero e proprio. Dopo aver visualizzato su una mappa dove dirigerci siamo catapultati in uno scenario boschivo che trasuda Rastan da ogni poro. I comandi sono ottimi e precisi, non ci sono incertezze nei movimenti del nostro barbaro. I primi nemici sono facili, e ci introducono all’interno di un palazzo costellato di colonne e scale. Qui il gioco mi ha ricordato molto i primi Castelvania, arricchendosi di piattaforme e livelli a scorrimento multiplo. Si cominciano a trovare i primi oggetti speciali e a fare la conoscenza con alcune trappole letali.
La difficoltà è notevole
Il palazzo è decisamente vasto, ci si deve muovere tra scale e piattaforme fino ad arrivare ad una stanza con delle fiaccole. Ci ho messo un po a capire cosa fare per sbloccare il primo oggetto leggendario, provateci anche voi senza suggerimenti! Tornati in ambienti esterni il gioco inizia a farsi tosto, prendendo la difficoltà dei salti presenti in Rastan e aggiungendo le variabili delle pedane che si distruggono e di trappole. Si inizia così a discendere tra le rocce della montagna, fino ad arrivare al cospetto del vecchio saggio che ci esorta a proseguire verso le catacombe.
Roar of Revenge, le catacombe
Il livello si presenta davvero bello, a parte la scelta cromatica fucsia del terreno che non ho capito! Gli scheletri guerrieri sono bellissimi e molto pericolosi visto che una volta abbattuti in pochi secondi torneranno in vita. Ma la vera sfida per il sottoscritto è rappresentata dalla dinamica platform del livello: i salti vanno calibrati al millimetro, mentre pipistrelli assassini ci volano addosso. Arrivati ad una lapide veniamo avvisati che solo chi oserà lanciarsi nel vuoto troverà ciò che cerca.
Entriamo così nelle catacombe vere e proprie, un vero incubo di morte e terrore. I nemici iniziano a farsi robusti, come quella specie di minotauro satanico armato di ascia infernale. Ho potuto constatare come con l’età non sia più abituato alle sfide di un certo livello: la parte con le quattro scale sul soffitto mi hanno quasi portato al lancio del portatile dalla finestra! Ma non sono nulla in confronto alle varie porte labirinto da prendere per trovarci innanzi al primo boss, una specie di sfera fluttuante simile ad un Beholder, che poi diventano quattro e vi lascio immaginare il delirio. Per fortuna tutto questo sudare ci porta a conquistare la seconda reliquia, anche se priva dei suoi poteri. Questi, ci viene detto da una suora pazza, andranno caricati sulle montagne ad ovest.
Le montagne ad ovest
Ed eccoci approcciare la nostra salita alle maestose montagne del potere, dove, dopo aver interpretato un misterioso indovinello, assurgeremo al cielo per caricare la seconda reliquia. Qui lotteremo con dei diabolici serafini armati di forcone: attenzione a non lasciarne troppi vivi perché in breve tempo lo schermo sarà troppo popolato per resistere incolumi. Proseguendo presso una specie di città delle nuvole troveremo il modo per attivare la seconda reliquia. Scopriremo che le locazioni sono collegate tra loro tramite portali magici, nel mentre che il vecchio saggio ci spedisce alla casa dei Druidi.
Roar of Revenge e la casa dei Druidi
Eccoci qui, ad affrontare questo nuovo livello nel quale faremo la conoscenza di mostri incredibilmente resistenti, una specie di Golem che, in caso fossimo senza magia, necessitano di una dozzina di colpi per essere abbattuti. Il livello si snoda in un groviglio di grotte sotterranee piene di leveraggi per attivare scale, trappole e nemici in abbondanza. Avanzando in esse troveremo Zuris, uno degli ultimi Druidi, che ci affida una missione vitale: ripristinare le tre fontane sacre. Questo riporterà l’acqua nella loro terra e ci permetterà di accedere alla terza reliquia. I boss da affrontare per liberare le fontane non sono esageratamente difficili, bisogna prendere solo il tempo per colpirli in salto. Fatto ciò il buon Druido ci ringrazierà e ci darà accesso alla famosa terza reliquia.
Atlantide
Appena inizia il livello la mia mente non ha potuto non pensare a Toki, nel dettaglio al mitico livello acquatico. Qui vediamo il nostro Keel nuotare serafico in un ambiente marino ricco di grotte, passaggi angusti e animali vari, che uccideremo alternando bracciate a spadate. Scendendo in profondità dovremo vedercela con delle meduse elettriche, veramente fastidiose. Molto bello l’effetto grafico che riproduce la rifrazione tipica dell’acqua. Una sirena ci rammenta che se vogliamo risalire in superficie dovremmo trovare i sei diamanti necessari per aprire il cancello a nord.
Trovarli è impresa assai lunga, essendo il livello decisamente grosso e labirintico. Una volta aperto il cancello tre ammalianti sirene cercheranno di convincerci a restare ad Atlantide. Ma noi siamo Keel, Brad Pitt ci fa un baffo; non abbiamo bisogno delle lusinghe di tre donne pinnate. L’isola delle stelle ci aspetta!
Roar of Revenge e l’isola delle stelle
Questo mondo è stato funestato da un asteroide che rase al suolo tutto, portando con se una razza aliena dominante. L’ambiente circostante appare piuttosto marcio, con un mare verdognolo, un cielo tetro e pullulante di bizzarre creature decisamente di altri mondi. Arriviamo così ad una specie di tempio di roccia, dove gli alieni salterini di colore azzurro mi fanno più volte imprecare il nome del signore. Qui troveremo nostro fratello Kenix, il quale è tutt’altro che amichevole nei nostri confronti: egli vuole portare il nostro sangue a Leomhann, pur sapendo che non sarà una passeggiata. La battaglia non è delle più difficili: sconfiggo presto il povero Kenix, cosa che regala un grande colpo di scena al gioco. Il buon fratello ci chiede scusa delle parole dette poc’anzi e, col suo sacrificio, ci dona un pezzo della sua armatura, che è la quarta reliquia.
La tana del drago
La nostra missione ci porta nelle terre di mezzo, quelle tra nord e sud. Sono popolate da maghi e guerrieri del culto del Drago, e qui ci troveremo innanzi il primo dei titani, il famigerato Drago Infernale. L’ambientazione è tetra e oscura ma molto bella, mentre i nemici sono tosti, vedi il cobra lanciafiamme che per essere abbattuto necessita di una buona dose di colpi. Nella parte avanzata del livello si dovrà usare con perizia il dono del volo, pena la morte. Comunque il mio odio verso le pedane che si sgretolano qui è arrivato a livelli immensi, credo che ai programmers siano fischiate più volte le orecchie. Ed eccoci, una madonna dopo l’altra, arrivare al grosso Drago Infernale, graficamente splendido e nemmeno troppo difficile da domare.
Lo stregone invincibile
Una volta domato il Drago e salito su di esso, ci dirigiamo verso il rifugio dello Stregone invincibile, secondo Titano della saga. Qui si apre un gran sipario nella dinamica di gioco, trasformandosi in uno Shoot em Up verticale, con visuale dall’alto. Un plauso ai ragazzi della Seep: questo cambio spezza la dinamica, di suo monotematica, del genere, permettendoci di staccare cinque minuti da essa e rigenerando l’interesse nel proseguo della quest.
Una volta arrivati al castello eccoci fronteggiare lo Stregone, graficamente evocativo. Questo uomo teschio fluttuante è un vero osso duro, visto che sul più bello che prendiamo il ritmo a menarlo egli si teletrasporta dall’altra parte dello schermo.
La città oscura di Roar of Revenge
Arriviamo alla città oscura, le cui rovine emanano un aura di decadenza e terrore. Salto dalla sedia nel vedere, sparse nel livello, dei ninja su casse di legno, secondo me un tributo incredibile a Shinobi, dietro il quale attende un lupo bianco, segno che anche Shadow Dancer ha avuto la sua importanza nella vita del Team. Forse sono solo mie supposizioni, ma mi piace pensarla in tal modo. Scendiamo poi nelle cripte della città, infestate da fantasmi fluttuanti immuni ai danni della nostra spada ma eliminabili grazie alla magia.
Eccoci giungere al pericoloso e letale maestro di spada, davvero potente. Si muove, è difficile da colpire ed è letale. A volte mi ricorda, nel modo che ha di muoversi, qualche boss di Wonder Boy in Monster Land.
Il castello del Leone
Siamo arrivati a fine mappa, dritti al castello dove risiede il perfido Leomhann. Qui ci troveremo ad affrontare una selezione di nemici affrontati nei precedenti livelli, accompagnati da nuovi e potenti cattivi, tipo i giganti dalla pelle grigia che ci lanciano pietre. Con sudori agghiaccianti mi rendo conto che ogni tot dovremo riaffrontare una selezione dei precedenti boss di fine livello. Forse questa cattiveria i ragazzi della Seep potevano evitarcela. Per fortuna capisco che non ci saranno tutti, visto che mi ritrovo al cospetto dell’uomo dalla testa di leone.
Inutile girarci intorno, non è per niente felice di vederci e di li a poco inizierà a farci un mazzo tanto, dapprima trasformandosi in una testa azzurra volante, abbinata ad occhi che ogni tot attacchi ci verranno addosso. Dopo parecchi minuti di bestemmie riesco ad avere la meglio sul perfido Leomhann, il quale omaggia la nostra forza, ringraziandoci per averlo liberato da questa tortura eterna.
E’ ora di goderci il gran bel finale di gioco!
Roar of Revenge, grafica e audio
Graficamente il gioco è un omaggio agli otto bit degli anni ottanta, un tributo fatto decisamente molto bene a mio parere. La palette grafica è molto fedele a quella che si trovava nei giochi del NES, i colori ci sono e sono tutti su schermo, anche se a volte le scelte cromatiche mi hanno un po spiazzato. Gli sprite sono belli, ben animati e fluidi, forse solo quando Keel sale le scale c’è un effetto “scivolamento”. La collisione degli sprite è precisa, nulla da eccepire, mentre i controlli sono ottimi, non ci sono incertezze. Se proprio dovessi trovare qualcosa da ridire, personalmente avrei usato di più il parallasse nei fondali.
La controparte audio è adeguata, le canzoni presenti sono diverse e ben riconoscibili. La qualità è buona, le melodie sono ben abbinate ai livelli e concorrono alla grande a dare la giusta atmosfera. Le voci non vengono mai a confondersi con i Sound FX, anche essi puliti e funzionali al gioco.
Riflessioni del Biker
Ogni lavoro della Seep viene accolto dal sottoscritto con grande gioia, visto che fino ad oggi non mi hanno mai deluso i loro giochi. Non fa eccezione questo Roar of Revenge, un poderoso tributo alla tradizione Hack n Slash degli anni 80. Ci troviamo innanzi ad un gioco grosso nel vero senso della parola, quasi un ora di gioco a patto di non perdere troppe vite e di risolvere tutto bene da subito. Nei livelli sono presenti diversi punti di salvataggio, che sono provvidenziali per poter proseguire senza essere posseduti dal “Quit Game” dovuto a stress.
In definitiva un gioco che potrà solo piacere sia ai retrogamers che alle nuove leve, le quali probabilmente troveranno più ostica e stressante la sfida. Un gioco che sinceramente merita tutti i 5 euro che si devono spendere per acquistarlo su Steam.
Mic the biker vi saluta e vi da appuntamento al prossimo articolo. Ora qualche consiglio per voi!