N.Y. Captor
Ciao a tutti amici di Commodoreblog, oggi la DeLorean ci porterà nella grande mela con un gioco seminale nel suo genere, quel N.Y. Captor che sicuramente i più obsoleti, come il sottoscritto, ricorderanno. Che aspettate allora? Mettetevi i vestiti da Starsky & Hutch, lucidate la Colt M1911 e preparatevi a partire!
N.Y. Captor, guns for hire
Arriviamo rapidi a metà anni 80, dalla nostra autoradio viene sparata a volumi folli la canzone “Guns for hire” degli Ac/Dc, pezzo del 1983 che ben si addice al videogame in questione. Pistole a noleggio, prendi e spara: un concetto rivoluzionario per i videogame di quei tempi. Era un periodo pazzesco, gli Arcade avevano iniziato la loro incredibile espansione: uscivano continuamente giochi “da sala” e la loro qualità era sempre molto alta. Oltre la qualità volevo anche sottolineare che era un periodo assai ricco anche dal punto di vista dei concept: si sfornavano giochi e molti di essi portavano ventate di novità all’ambiente.
Sparare allo schermo
Da circa metà anni ottanta si vide la proliferazione casalinga di questi divertenti dispositivi ottici come lo Zapper per NES o il Light Phaser di Sega Master System. A dispetto del nome questi dispositivi non utilizzavano un “raggio di luce” come erroneamente fa intendere il nome: il funzionamento è regolato da un fotodiodo che rileva le differenze di luce sullo schermo. Le filosofie di funzionamento sono due: la più accurata sfruttava la tecnologia del tubo catodico grazie al controllo di variazione di luminosità dei fosfori. Quella più spartana rendeva lo schermo nero per una frazione di secondo ad esclusione del bersaglio: il diodo rileva la differenza di luminosità e darà il segnale di bersaglio colpito oppure no. Logicamente entrambe le tecniche erano funzionali ai monitor crt.
La raffinatezza dei sistemi arcade
I sistemi arcade da sala giochi utilizzavano il primo e più raffinato sistema di puntamento. Non solo, spesso a livello estetico avevamo tra le mani delle imitazioni più o meno fedeli di armi realmente esistenti, cosa che ci esaltava parecchio. Nei casi di autentici masterpiece come Operation Wolf l’arma aveva anche rinculo e force feedback, rendendo l’esperienza qualcosa di epico. Le armi ottiche spopolavano nelle sale giochi, la stessa dinamica proponeva giochi intuitivi, veloci e divertenti.
N.Y Captor, sparatutto fuori dal coro
C’era un gioco poi che io ho adorato in un modo infinito e che ora ho rispolverato grazie ad una geniale emulazione su sistemi Android. Il gioco in questione è N.Y. Captor, un arcade sparatutto con pistola ottica diverso dagli altri. Il gioco è opera di Taito, pubblicato da nel 1985 in Giappone e nel 1986 in Occidente. Rispetto agli altri giochi di questo genere il suo cabinato era meno frequentato, forse perché non ostentava una grafica massiccia o non era appariscente in generale, ma aveva dalla sua una giocabilità eccezionale.
N.Y. Captor, la trama
Nel gioco noi rappresentiamo il braccio violento della legge, quel genere di poliziotti da serie tv a stelle e strisce che andavano tanto in quegli anni. Dovremo vedercela con una banda di criminali in quel di New York, ma tutto rappresentato in una chiave che strizza l’occhio al design orientale, un misto tra un fumetto e un cartoon per ambientazioni e nemici da sconfiggere. Questi sbucano a ritmo industriale da dietro finestre, porte, cespugli, muri e altri nascondigli. Abbiamo pochi secondi di tempo per organizzare nervi e riflessi, bisogna eliminarli prima che possano spararci. Quando stanno per sparare lampeggiano, se veniamo colpiti il nostro livello di energia scenderà.
Una grafica tutta da ridere
I banditi sono tutti uguali: hanno sembianze dei classici gangster con completo pellato nero, cappello e occhiale scuro. Il boss finale, presente in ogni livello, è invece graficamente differente nonché molto più rapido. Di tanto in tanto compaiono dei simpaticissimi civili da non colpire, come la vecchietta con gli occhiali spessi che appare sempre quando stiamo mirando proprio in quel punto o la ragazza che chiede aiuto. Oltre a questi spassosi ospiti troveremo ovunque bersagli bonus come animali, vasi di fiori o palloncini. Abbiamo sei proiettili nel caricatore, finiti i quali si avrà una modalità di ricarica automatica.
N.Y. Captor, scenari
Nel gioco sono presenti tre scenari che si ripetono ciclicamente: alcune differenze saranno però apportate ad ogni apparizione. Avremo da sparare all’esterno di una villa con fontana, poi la tipica zona di periferia con muretti, reti e un bidone di ferro ed infine un palazzo nel classico stile residenziale della Big Apple di quegli anni. I primi due livelli sono statici mentre il terzo si sviluppa con scrolling verticale che va dalla base alla cima del palazzo. Dopo il trittico di livelli c’è uno spassoso bonus level in cui bisogna colpire barattoli, bottiglie e altri bersagli che scorrono o rimbalzano.
Un hardware che ha fatto storia
N.Y. Captor è il primo titolo con pistola ottica della Taito. Il team di progetto della casa giapponese fece le cose in grande: l’hardware è specifico ed è chiamato appunto Taito N.Y. Captor Hardware. Tale piattaforma fu riutilizzata nell’arcade Cycle Shooting del 1986. Le caratteristiche tecniche erano di prim’ordine: il cuore pulsante è composto da due Z80a 4 Mhz) affiancati da un M68705 a 2 Mhz. La parte audio è gestita da uno Z80 a 4 Mhz che pilota due AY8910 a 2 Mhz, chip del tipo PSG a tre voci, supportati da un MSM5232 a 2 Mhz, un chip capace di generare svariate forme d’onda su otto canali. La risoluzione video era di 256 x 224 pixels a 60.00 Hz e ben 512 colori su schermo.
Riflessioni del Biker
Questo N.Y. Captor è stato un gioco che mi affascinò fin dalla prima volta che lo vidi. Era estate, nella sala giochi Jesolmatic, un posto enorme come solo le sale di quei tempi potevano essere. Il cabinato non era quello originale, non aveva il monitor separato dal corpo, nel quale alloggiava la pistola: era un semplice cab verticale con pistola ma faceva il suo sporco lavoro. Sono passati decenni prima che riuscissi a rigiocarci con il gusto di una volta ed è successo tramite l’emulazione su Android. Utilizzando l’app Mame for droid è possibile caricare la rom del gioco, mentre le nostre dita fanno le veci della light gun. Esatto, utilizzando lo schermo touch le nostre dita “sparano” ai buffi gangster che popolano il gioco.
Un titolo ricco di finezze, come nello schermo del palazzo che scrolla, dove si possono colpire i lampadari nelle stanze e anche le tende delle finestre. Così facendo i nemici vengono rallentati, devono aprire le tende e ci danno quel secondo in più che in molti casi è decisamente vitale! Era possibile trovare questo coin op in versione Bootleg, conosciuto come “Colt”. C’è un cameo che fa da ciliegina sulla torta in questo bello sparatutto: fanno un’apparizione nel gioco Chack’n, Ms.Chack’n e un Monsta dal gioco Chack’n Pop. Piccolezze, quelle finezze che sono tocchi di classe per chi li sa cogliere. Personalmente non sono mai riuscito ad arrivare al termine del gioco, credo fosse infinito o comunque avesse centinaia di livelli visto che alla fine si ripetevano ciclicamente. So solo che Robert Halbasch & Keith D.Evans detengono il record ufficiale per questo gioco con 9.999.999 punti!
Anche per oggi la DeLorean ci ha fatti viaggiare in epoche remote, Mic the Biker vi saluta e vi da appuntamento al prossimo articolo. Ora qualche consiglio per voi direttamente dal nostro Blog.
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