Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge – Amiga
Buongiorno amici di Commodoreblog, soprattutto a quelli che puntano e cliccano, poiché oggi la nostra scimmia ci porterà su un isola pieni di primati, quella di Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge! E per l’occasione la chiacchierata verrà fatta a quattro mani dai famelici Gaming Twins, ovvero l’Anziano e Mic the Biker. Posto sulla DeLorean ne abbiamo, perciò pronti a partire con noi?
Monkey Island 2, L’embargo di Largo
Anziano – Era un lontanissimo 1991, quando un collega di mio padre si presenta a casa con una svalangata di dischetti. Un buon motivo per scroccare una cena e far felice il figlio di un collega che non attende altro che mettere in caldo il suo Xcopy e i suoi due lettori floppy. Tutto per iniziare la copia selvaggia di quei dischi messi in morsa e forati con il trapano nell’apposita finestrella.
Lo sguardo si posa su un cumulo di dischi con sopra scritto Monkey e un famigerato numero progressivo, 1 di 5, 2 di 5, 3 di 5 etc.
Da fortunato possessore di PC mi accingo a far partire il file monkey.bat quando mi imbatto subito in un problema grosso come una casa: il gioco richiede un hard disk, che io non possedevo. Per cui archivio la pratica e passo oltre.
Monkey Island 2, fu subito amore
Anziano – Due giorni dopo un compagno di classe (facevo prima media) mi invita a casa sua per fare i compiti e dopo spaccarsi a giocare con il suo Amiga 500. Dopo un partitone a Lupo Alberto mi tira fuori un blocco di 11 dischi con la scritta Monkey e due fogli fotocopiati (anche qui avrei dovuto pormi delle domande). Inserisce il primo disco e scopro un mondo nuovissimo per me, ovvero la mia prima avventura grafica punta e clicca targata Lucasfilm.
E inizia l’amore sconfinato per quello sfigato galattico che vuole diventare un pirata di nome Guybrush Threepwood!
Biker – Che dire, a Monkey 2 avevo dedicato un porta dischi apposito visto l’elevato numero di dischetti azzurri richiesti. Fu l’unico gioco che quando vendetti l’Amiga tenni con me, anche se non originale. Quel contenitore, preso dal mitico Marchisio in via Pollenzo, era la testimonianza di un era, di un periodo della mia vita che resterà per sempre nel mio cuore.
Qualcosa del tessuto, qualcosa della testa, qualcosa del corpo, qualcosa del morto.
Anziano – Ovvero imparare tutto sul Voodoo in pochi clic.
Perché si, i misteri del Voodoo erano già tutti scritti nel 1990 e niente meno che dalla LucasArts casa creatrice di meraviglie digitali.
Biker – devi essere un maledetto genio nel rendere il voodoo così divertente. Ricordo giornate intere a ridere perché lo Humor “nero” di monkey è fuori dal mondo. Restare bloccati a cercare di risolvere un enigma non pesava, anzi era l’occasione per girare ancora e ancora..
Cominceremo il gioco appesi ad una corda, mentre la bella Elaine Marley ci chiede come siamo finiti lì. Noi approfittiamo dell’ottima situazione per farci belli raccontando di come abbiamo sconfitto LeChuck nell’episodio precedente.
Monkey island 2, unico in tutto
E qui inizia l’avventura, la prima cosa che ci viene richiesta è se vogliamo un approccio all’avventura più light oppure se vogliamo avere a che fare con tutti gli enigmi alla massima difficoltà.
Mai prima d’ora si era mai vista la scelta di un livello di difficoltà in una avventura grafica.
E innovazioni in questo capitolo di Monkey Island ce ne sono davvero tante rispetto a ciò a cui eravamo abituati.
Comunque tornando a noi ci ritroviamo sull’isola di Scabb posta sotto embargo da Largo Lagrande ex tirapiedi di LeChuck.
Sarà nostro compito costruire la bambola voodoo che ci permetterà di sconfiggerlo e porre così fine all’embargo. Questo ci consentirà di prendere il largo alla volta di Dinky Island per il proseguio dell’avventura.
Scopo del gioco è trovare il favoloso tesoro di “Big Whoop”, ma c’è molto più di questo.
La potenza è nulla senza il controllo
Anziano – E il controllo è tutto nelle avventure grafiche.
E la dimostrazione è stata che un sistema di controllo molto più user friendly con poche azioni ben definite sulla sinistra e un inventario oggetti grafico e non solo testuale sulla destra ha permesso di non perdersi nei meandri dei comandi ma di godersi appieno l’avventura.
Biker – ha ragione il mio socio, il meccanismo del controllo di gioco è lo stato dell’arte. Un sistema di comandi e azioni che da Maniac Mansion si è evoluto e perfezionato fino a raggiungere la perfezione di questo titolo. È tutto lì, a portata di click.
Monkey Island 2, un successo annunciato, un lancio sconsiderato
Perché il seguito di Monkey Island è stato un successo a livello mondiale?
Eppure il lancio è stato deciso dopo solo un anno dall’uscita del primo capitolo.
Monkey Island 2 non è confezionato da Ron Gilbert e soci in funzione del successo del primo gioco.
La sua lavorazione comincia infatti quando il primo capitolo è appena arrivato sugli scaffali. Perciò molto prima quindi che l’esito commerciale e critico dell’esordio di Secret of Monkey Island si possa quantificare (non siamo ancora in epoca internet).
Cosa incredibile al giorno d’oggi, Ron passa dal primo al secondo Monkey Island senza soluzione di continuità. Lo fa semplicemente perché ha voglia di farlo e non vuole lasciare quel MONDO. Forse è l’ultimo sprazzo di libertà, mentre la Lucasfilm Games cresce e cambia nome in LucasArts Entertainment Company.
Commercialmente un operazione del genere equivale ad un suicidio.
Data la vastità e la cura per grafica e sonoro, LeChuck’s Revenge stupisce per i tempi di LAVORAZIONE. Sbarca nei negozi esattamente un anno dopo Secret, confermando che all’indomani del dodecalogo di Ron la nuova forma mentis nella creazione delle avventure ha generato una macchina perfettamente oliata.
Del dodecalogo di Ron sul perché le avventure grafiche ne avevamo già parlato anche qui in occasione della recensione di Secret of Monkey Island.
Quindi alla fine, che si tratti di semplice arroganza oppure ultimo sprazzo di libertà alla fine la scelta fu comunque felice.
Sia per la Lucasfilm che per i gamer!
Monkey island 2, da PC ad Amiga
Anziano – Mancare una conversione Amiga sarebbe stato fatale per il mercato europeo. Contemporaneamente si temeva quello che si preannunciava un difficilissimo porting di un titolo pensato per la VGA del PC ed un’installazione obbligatoria su hard-disk (assente nella maggior parte degli Amiga). Il risultato si fece attendere sei mesi, ma non deluse.
Biker – erano una montagna di dischi, ricordo che i due floppy, interno ed esterno, fumavano. La tensione nervosa si poteva respirare, quasi tagliare in camera mia. La paura che uno dei dischi potesse smagnetizzarsi da un giorno all’altro era sempre presente. Vedere andare a buon fine il caricamento era sempre una gioia.
Se i possessori di Amiga “lisci” senza hard disk dovevano soffrire un disk-swapping titanico, tutti erano comunque ripagati da una grafica che – per buona sorte o per la bravura di un già grandioso Ahern – non faceva rimpiangere quella PC. In meno c’erano alcuni effetti ottenuti con la palette a 256 colori della VGA (come il progressivo scurirsi dei personaggi in ombra). In più uno scrolling dei fondali iper-fluido, nota prerogativa degli Amiga finalmente sfruttata, e spina nel fianco dei PC.
Anziano – Comunemente si ritiene che Monkey 2 su Amiga giri a 32 colori, ma la realtà è più raffinata. La finestra di gioco in effetti ha una palette di 32 colori (scelti schermata per schermata dai 4096 a disposizione), ma l’interfaccia e l’inventario hanno una palette fissa e diversa, sempre a 32 colori.
Biker – verissimo! Quando a distanza di qualche tempo ebbi l’occasione di vedere la versione PC mi resi conto del super lavoro fatto su Amiga. Andai subito a caricarmi i miei dischetti azzurri e ammirai ancora più estasiato quella grafica veramente incredibile.
Monkey island 2 e il palette switching
Il trucchetto, molto usato sulla macchina Commodore, si chiama palette switching. Consiste nell’usare il coprocessore grafico Copper per cambiare i registri dei colori tra il tracciamento di una riga e l’altra. Il risultato è che nelle fasi di gameplay, quando l’inventario cioè è presente sullo schermo, il numero totale dei colori viaggia di fatto tra i 40 e i 55, con 45 diverse tinte! Il bello è che l’interfaccia classica della LucasArts si presta benissimo al palette switching. Questo perché le due aree di schermo sono ben distanti e suddivise orizzontalmente, facilitando la mimetizzazione dello scambio di palette.
Anziano – Sfortunatamente nelle schermate con molti elementi attivi gli Amiga 500 e 600 risentivano parecchio dei loro 7Mhz. Ma per quei pochi che nei mesi a venire acquistarono fiduciosi un Amiga 1200 (a 14Mhz) con hard disk Monkey 2 poteva tenere testa alla versione originale con una certa dignità.
Biker – il buon 68000 Motorola era spremuto il giusto. Nella maggior parte delle situazioni di gioco non si avvertono problemi ma effettivamente in alcuni spostamenti la scattosità arriva. Idem se ci sono tanti elementi su schermo da gestire. Nulla che inficiasse la giocabilità per fortuna.
Monkey island 2, la questione audio
Peccato però che al momento della conversione la Commodore non avesse ANCORA lanciato la nuova linea dei 1200/4000. Questo costrinse la Lucas a non prendere in considerazione una versione apposita per il nuovo chipset AGA, che sarebbe stata del tutto identica, se non migliore, di quella PC. A parte la non così tragica assenza dei 256 colori, nella versione Amiga l’iMUSE è limitato per ragioni di spazio. Questo perché i file midi – pur modellati su quelli della versione PC – necessitano comunque di wavetable “ad hoc” (in maniera non dissimile dai moduli). Tutto questo occupa parecchio spazio sui dischi. Il risultato è che sono presenti nel gioco solo il 10% dei brani della versione originale. Il loro arrangiamento, pur superiore alla modalità Soundblaster/AdLib del PC (ma pur sempre inferiore a quella Roland MT-32), non è assolutamente all’altezza del lavoro straordinario svolto da Chris Huelsbeck nella versione Amiga del precedente episodio. Quest’ottima conversione fu diretta da Tami Borowick, cosceneggiatrice e coprogrammatrice della versione PC e futura collaboratrice stretta di Gilbert nel team della sua Humongous Entertainment.
Bene amici lettori, i Gaming Twins vi salutano e vi danno appuntamento alla prossima occasione. Ora qualche consiglio per voi dal nostro blog.