La fotografia, una passione coinvolgente (parte prima)
Amici di CommodoreBlog con questo articolo oggi voglio cominciare una nuova rubrica che parla della fotografia, altra mia grande passione dopo il gaming.
Fotografia, un mondo immenso
Molti pensano che il mondo della fotografia sia molto costoso. È in parte vero ma si possono scattare foto molto belle anche con gli attuali smartphone, non solo quelli di fascia alta. Ma procediamo per ordine. Il termine fotografia prende origine da due termini greci: phos luce e graphé scrittura, fotografare significa dunque dipingere/scrivere con la luce. In questa rubrica incontreremo spesso vari termini tecnici che vi spiegherò e che saranno utili in futuro.
Fotografia, I parametri importanti
Molti avranno sentito parlare di luce, colore, inquadratura quando parlano oppure hanno ascoltato qualcuno che parla di fotografia. In quanti hanno sentito parlare però di bilanciamento del bianco, composizione, luminosità, diaframma, profondità di campo, tempo /otturatore, sensibilità ISO, flash, esposizione? Sono tutti fattori che dobbiamo prendere in considerazione per ottenere uno scatto tecnicamente perfetto. Ma non disperate! Con una buona dose di impegno, sia seguendo la teoria che con la pratica, si potranno ottenere risultati soddisfacenti anche senza utilizzare machine fotografiche da migliaia di euro.
La Macchina fotografica,cos’è?
Una macchina fotografica è uno strumento ottico utilizzato per la ripresa fotografica e per ottenere immagini di oggetti reali. Immagini stampabili su supporti materiali cartacei o archiviabili su supporti elettronici, come memorie removibili quali CF, SD, XD e MS ed ancora su pellicola. Si avete letto bene, pellicola. Si usa ancora molto.
Un pò di Storia della fotografia (fonte Wikipedia)
L’antenato della fotocamera, la più antica messa in commercio, è il Daguerreotype costruito nel 1839 dalla Susse Frères di Parigi. Essa utilizzava un sistema di cassette scorrevoli l’una dentro l’altra per realizzare la corretta messa a fuoco sulla lastra fotografica. L’idea venne concepita da Joseph Nicéphore Niépce durante il 1826. Egli mise appunto un processo che denominò eliografia. Mediante questa tecnica riuscì ad imprimere su lamina di peltro cosparsa di bitume di Giudea, la prima fotografia della storia dell’umanità (Veduta della finestra a Le Gras).
La camera oscura
Durante il 1827 visitando Parigi, conobbe Louis Jacques Mandé Daguerre, con il quale collaborò alla realizzazione della citata Daguerreotype.
Precedentemente veniva usata, specie dai pittori e fino dal 1600, la camera oscura. Essa grazie a un sistema a specchio permetteva di disegnare su un foglio posto di fronte all’obiettivo i contorni del soggetto inquadrato. L’artista poteva essere all’interno dell’apparecchio, il quale aveva le dimensioni di una piccola cabina. Oppure coprire solo il foglio da disegno e la propria testa mediante un telo nero. La camera oscura si può riprodurre tranquillamente a casa (personalmente l’ho fatto).
Fotografia ed esigenza di portabilità
La portabilità era una esigenza molto sentita data la necessità di sviluppare le lastre fotografiche appena impressionate in tempi brevi. Questo a causa della tecnica usata del collodio umido che sarebbe durata fino al 1870. Per migliorare la portabilità delle fotocamere, Lewis padre e figlio introdussero nel 1851 il soffietto estensibile. Era in pelle ripiegato a fisarmonica e permetteva il basculaggio e il decentramento dell’obiettivo. Questa tipologia di fotocamere, chiamata in inglese folding, venne prodotta in vari formati, sia a pellicola che a lastre. Le più recenti tra le portatili risalgono agli anni sessanta e la tecnica è ancora oggi utilizzata nei modelli professionali da studio: gli apparecchi a banco ottico.
La fotocamera stereoscopica
Parallelamente si sviluppò la fotocamera stereoscopica, anche conosciuta come stereo camera. Si tratta di un particolare tipo di fotocamera che permette la visione stereoscopica, utilizzando l’impressione di due immagini con due obbiettivi uguali e paralleli su una pellicola.
Nel XX secolo cosa succede?
Oskar Barnack, Capo della ricerca e sviluppo della Leitz, pensò di utilizzare la pellicola da 35 mm di uso cinematografico in una fotocamera compatta. Questa era dotata di puntamento tramite mirino abbinato a un telemetro, che fosse anche in grado di fare ingrandimenti di alta qualità. Il primo prototipo di macchina fotografica 35mm (Ur-Leica) fu realizzato intorno al 1913. Dopo i primi test nel 1925 venne iniziata la produzione del modello Leica I. Il successo portò alla nascita di modelli simili da parte di una serie di concorrenti come la Contax nel 1932. Questa tipologia di macchine a 35 mm si impose velocemente come il formato di scelta per fotocamere compatte di fascia alta.
Kodak retina I e la Canon
Kodak nel 1934 immise in commercio la Retina I, introducendo nella sua produzione il formato 135. Anche se la Retina era relativamente poco costosa, le fotocamere 35 mm rimanevano fuori dalla portata per la maggior parte delle persone e il rollfilm rimase il formato di scelta per le fotocamere del mercato di massa. La nascente industria fotografica giapponese incominciò a svilupparsi nel 1936 con la Canon 35mm a telemetro. Le fotocamere giapponesi cominciarono a diventare popolari in Occidente dopo la guerra di Corea, quando i veterani di guerra e i soldati di stanza in Giappone le portarono per la prima volta negli Stati Uniti.
Fotografia ed elettronica
L’elemento che ha tecnologicamente segnato lo sviluppo delle fotocamere a partire dagli anni 60 è stata l’introduzione dell’elettronica. Essa ha fatto il suo ingresso in modo sempre più pervasivo cosa che ha reso la fotografia sempre più alla portata di tutti. A partire dal 2000 lo sviluppo dell’elettronica ha fatto sì che la fotografia basata sulla pellicola sia quasi del tutto scomparsa. Questo a tutto vantaggio della tecnologia digitale, anche grazie al sempre più diffuso utilizzo di strumenti tipo lo Smartphone.
Va comunque ricordato come il funzionamento di una fotocamera digitale non è tuttavia molto dissimile da quello di una fotocamera tradizionale. Hanno entrambe un obiettivo, un diaframma che parzializza la luce passante e un otturatore che controlla la durata dell’esposizione alla luce.
Com’è fatta una macchina fotografica?
Tutte le fotocamere, sia analogiche che digitali, hanno tre componenti fondamentali. Una lente, oppure un foro stenopeico, che sono la parte diottrica che concentra la luce e la proietta sul piano di immagine. Un otturatore meccanico o elettronico che controlla la durata del tempo di esposizione del supporto di registrazione. Questo può essere pellicola, lastra o sensore. Infine il diaframma che controlla parzializzando o meno l’ingresso della luce.Altri elementi che compongono le fotocamere sono il Telaio e il pulsante di scatto che, azionando l’otturatore, consente lo scatto di una fotografia. Abbiamo poi il supporto fotosensibile, ovvero pellicola o il sensore delle moderne fotocamere elettroniche. C’è il sistema messa a fuoco, il sistema di avanzamento immagini, Mirino, il Pentaprisma, il contapose, l’esposimetro e l’autofocus.
Come Funziona?
Dopo aver raccontato la storia delle macchine fotografiche e brevemente raccontato come sono fatte, adesso cercherò di spiegare come funzionano. La fotocamera lavora con la porzione dello spettro elettromagnetico visibile: la luce. Ma esistono fotocamere che lavorano con altre porzioni dello spettro elettromagnetico o differenti forme di energia, riflesse, emesse, diffuse, trasmesse dall’oggetto da rappresentare. A questi due elementi basilari, nella stragrande maggioranza dei casi si aggiunge la parte diottrica, le lenti, o catadiottrica, gli specchi. Questi vanno a costituire l’obiettivo fotografico.
Fotografia: otturatore e sensore
La prima apertura, di dimensioni stabilite dal diaframma, è controllata da un meccanismo chiamato otturatore. La parte relativa alla registrazione dell’immagine è costituita da un sensore fotosensibile, che può essere una pellicola o lastra fotografica (macchine fotografiche tradizionali). In tempi moderni può essere un sensore digitale (CCDs dall’inglese Charge-coupled devices) o (CMOS dall’inglese Complementary metal-oxide semiconductor).
Esposizione, come regolarsi con la luce e l’ombra
Mentre il diaframma controlla la quantità di luce che entra nella camera durante la ripresa, l’otturatore controlla la durata del tempo durante il quale la luce colpisce la superficie di registrazione. Apertura del diaframma e tempo d’otturazione determinano quindi la quantità di radiazione in entrata e un corretto rapporto tra essi fornisce la giusta esposizione. In situazioni di luce scarsa, per esempio fotografia notturna, si può usare un diaframma molto aperto oppure un maggior tempo di esposizione. In caso di forte luce, analogamente, si ridurranno i tempi e/o si chiuderà il diaframma.
Fotografia e valori ISO
I valori d’esposizione devono essere scelti anche in base al valore ISO della pellicola fotografica o del sensore Fotografico. Utilizzare una pellicola con un valore ISO elevato o il sensore digitale impostato su un valore maggiore ci permette di avere un tempo di reazione maggiore alla luce. Questo permette l’uso della fotocamera in condizioni di luce minore o di usare tempi di risposta minori. Utilizzando valori ISO molto alti può produrre del rumore sull’immagine. In pratica vedremo la fotografia sgranata, ma di questo ve ne parlerò un’altra volta.
Mettere a Fuoco l’immagine.
La macchina fotografica, o lo smartphone, necessita che sull’elemento sensibile l’immagine reale che si andrà a formare venga focalizzata in maniera opportuna. Ci sono vari sistemi per mettere a fuoco l’immagine in modo accurato a seconda del tipo di macchina fotografica. Le fotocamere più semplici utilizzano più accorgimenti per ottenere il fuoco fisso, come un’apertura del diaframma molto ridotta ed obiettivi di tipo grandangolare per ottenere la messa a fuoco sulla distanza iperfocale.
Distanza iperfocale
La Distanza Iperfocale è la distanza che permette la maggior profondità di campo in relazione all’apertura del diaframma e alla focale dell’obiettivo (lunghezza focale). È il tipo di messa a fuoco usato nelle macchine fotografiche monouso, nelle macchine fotografiche economiche e nelle fotocamere dei telefoni cellulari. L’intervallo tra la distanza minima e massima dalla macchina fotografica entro la quale i soggetti della foto sono a fuoco è definita profondità di campo.
Gli obiettivi a fuoco variabile
La maggior parte delle fotocamere utilizza invece obiettivi a fuoco variabile, ottenuto cambiando quindi la geometria del sistema. Ad esempio muovendo avanti e indietro sull’asse l’ottica, o parte di essa per mettere a fuoco l’immagine. Questa operazione può essere effettuata manualmente o può essere svolta automaticamente, in fotocamere a ciò abilitate, grazie alla funzione di autofocus. Le fotocamere a telemetro permettono di controllare visivamente il fuoco per mezzo di una unità di parallasse accoppiata e posta sopra il corpo macchina.
Sistemi Reflex
Le macchine fotografiche reflex ad obiettivo singolo (SLR) utilizzano le lenti dell’obiettivo ed uno specchio per proiettare l’immagine su un vetro smerigliato. Questo, visualizzato nel mirino, permette di definire la giusta inquadratura e messa a fuoco. Le fotocamere reflex a doppio obiettivo (TLR) o biottiche, utilizzano un obiettivo per proiettare attraverso uno specchio l’immagine su un mirino di messa a fuoco e l’altro per proiettare l’immagine sulla pellicola. I due obiettivi sono accoppiati in modo che se l’immagine è a fuoco nel mirino, lo è anche sulla pellicola.
Il banco ottico (fotocamera di grande formato) utilizza un vetro smerigliato che viene sostituito, al momento dell’esposizione, da una lastra fotografica.
Quanti tipi di macchine fotografiche e formati esistono.
Spesso le persone pensano che le macchine fotografiche siano tutte le stesse. Lo pensavo anche io prima di appassionarmi alla fotografia. Nulla di più sbagliato! Esistono diversi tipi di macchine fotografiche, che utilizzano formati diversi tra loro. Tutto dipende anche dal principale utilizzo che se ne fa (uso scientifico, astrofotografia, avi fauna, etc).
Le più usate, quelle digitali
Anche se in molti adesso hanno ripreso ad usare la pellicola e quindi riutilizzare macchine fotografiche analogiche, le più utilizzate e comuni restano sempre quelle digitali. Principalmente le macchine fotografiche digitali si suddividono in 4 categorie: compatte, reflex, bridge e mirrorless. Ognuna di queste si distingue dalle altre per qualità di immagine offerta, prezzo, dimensioni e per l’eventuale presenza dei controlli manuali.
Fotocamere Compatte
Le compatte digitali sono le fotocamere predilette dai principianti. Nonostante la concorrenza dei moderni smartphone, con fotocamere di tutto rispetto, le compatte sono molto diffuse grazie anche alla loro facilità di utilizzo, un ingombro minimo ed un prezzo contenuto.
Fotocamere Reflex
Le fotocamere reflex, dette DSLR (Digital Single Lens Reflex) rappresentano il punto di riferimento sia per i professionisti che per gli appassionati più esperti. I vantaggi di utilizzare una reflex sono vari. Possiamo controllare tutte le varie impostazioni di scatto, la possibilità di cambiare obiettivo a seconda di ciò che vogliamo fotografare e non per ultimo una qualità d’immagine eccellente.
Fotocamere Bridge
Le fotocamere bridge sono una via di mezzo, un ibrido, tra le fotocamere compatte e le fotocamere reflex. Le bridge sono esteticamente molto simili alle reflex, ma con dimensioni e peso generalmente inferiori. Hanno obiettivi non intercambiabili (fissi) e la loro caratteristica principale è quella di avere uno zoom con un’escursione focale molto elevata. Parliamo di 50x, 60x. La qualità delle immagini però non è da considerarsi vicina a quella che si può ottenere con una reflex. La qualità si può paragonare ad una compatta.
Rispetto ad una fotocamera compatta c’è da dire che con una bridge abbiamo una maggiore libertà nella scelta dei parametri di scatto. A fianco delle modalità automatiche abbiamo la possibilità di scegliere la modalità manuale. Ma spesso i controlli manuali presentano dei limiti nella scelta dell’apertura di diaframma oppure del tempo di posa.
Fotocamere Mirrorless
Le fotocamere mirrorless sono relativamente giovani, sono comparse sul mercato solamente qualche anno fa. Sono molto simili alle reflex ma sono più compatte grazie all’assenza alcuni componenti fisici che sono stati sostituiti dall’elettronica. Il termine mirrorless ( “prive di specchio“) fa proprio riferimento alla mancanza dello specchio interno, componente presente appunto sulle fotocamere reflex. Compattezza parte, le mirrorless si rivolgono allo stesso tipo di utenti delle reflex e offrono prestazioni dello stesso livello. Rispetto alle reflex, le mirrorless non dispongono di un mirino ottico. La maggior parte di queste macchine integrano un mirino elettronico, mentre altre ci danno la possibilità di studiare l’inquadratura solo attraverso il display LCD.
Spero che questa introduzione al mondo della fotografia vi sia piaciuta,seguiranno altri articoli interessanti che spero stimolino la vostra curiosità. A presto.
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