Maxim, Jesolo Lido.

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Maxim, l’intervista

Ciao a tutti amici di https://www.commodoreblog.com e alla Maxim di Jesolo Lido. Qui Mic the biker che vi saluta. Ieri abbiamo fatto una sorta di breve preambolo sulle sale giochi e la loro trasformazione. Il tutto per inquadrare il cambiamento che ha investito il settore negli ultimi 20 anni. Ho avuto l’idea quest’estate in vacanza di intervistare Massimo, il titolare della sala giochi Maxim di Jesolo Lido. Una chiacchierata avvenuta per iscritto per motivi di tempo ma davvero curiosa e piacevole. Buona lettura cari amici gamers.

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Insegna storica

Partiamo un po’ dal principio.. in che anno ha aperto la sala giochi Maxim?

La sala giochi Maxim apre nel marzo 1990.

Raccontaci, chi ebbe questa idea? 

Tutto ebbe inizio alla fine degli anni 60 quando mio padre Placido aveva una piccola saletta sita in Jesolo Pineta. C’era una pista per macchinine a batteria, un calcetto, un flipper, una microguida e qualche dondolante. Per la precisione un elefante ed un cavalluccio marino, quest’ultimo simbolo di Jesolo per molti anni. Poi venne aggiunto qualche gioco elettromeccanico dell’epoca. Alla fine degli anni 70, con l’avvento dei primi videogiochi con monitor in bianco e nero, la necessità di ingrandirla. Negli anni 80 decise di utilizzare lo spazio adiacente di un appartamento che dava in affitto per espandere l’attività. Nel marzo del 90 la decisione di aprire la Maxim nella zona centrale del Lido di Jesolo per una più lunga stagione.

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Parlaci un po’ di te.

Sono nato nel 1971. Dall’età di 8 anni trascorrevo le stagioni estive in quella piccola sala, cambiando le monete da 100/200 lire dal mio borsellino di stoffa beige ai clienti. Poi con il crescere, all’età di 14 anni mi occupavo della gestione completa della sala. Facevo dalle pulizie alle manutenzioni dei giochi, osservando ed imparando dai tecnici che venivano in assistenza. A 18 anni questa esperienza la portai alla Maxim. Sono sempre stato appassionato di musica ed immagini, e tutto quello che di bello è stato costruito dagli anni 50 agli 80. Non a caso alla Maxim è possibile trovare ed ammirare oggetti d’epoca, tra cui radio, giocattoli, biciclette, macchinine, ect.

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Il nome maxim come è nato?

Maxim, dal mio nome Massimo.

Quali sono i cabinati che ricordi con maggior affetto?

Tra i cabinati Ultra Laser del 1978, una copia italiana della ABM Milano, del più famoso Space Invaders. Per citarne alcuni Amigo e Nibbler del ’82, Pacman del ’80, Scrambler del ‘81, Phoenix del ‘80, Gallagan e Donkey Kong del ’81, e molti altri di quegl’anni.
Con l’avvento dei laser Dreagon’s Lair, Space Ace ed Esh’s Aurunmilla del 1983.

E il tuo videogame arcade preferito?

Space Ace , Cinematronix, disegnato da Don Bluth del 1984.

Facci una classifica personale dei cabinati più giocati, quelli che quando aprivi lo sportello avevi il cassone pieno di gettoni. 

Negli anni 80 ce n’erano parecchi tra cui Space Invaders, Phoenix, Nibbler, Donkey Kong, Super Sprint, Pacman ed i vari laser games. Negli anni 90 i più significativi Dayton USA, Street Fighter, Mortal Kombat.

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Le sale giochi attiravano gente di ogni tipo. Hai mai avuto problemi?

Mantenendo una giusta dose di pazienza, gentilezza ed ascolto si sono risolte positivamente molte situazioni di disagio.

Ci puoi dire come hai vissuto la “golden age” del mondo arcade, da metà anni 80 ai 10 anni successivi?

Ho vissuto appieno quel periodo, riuscendo a vedere e conoscere il 90% dei giochi usciti in quel decennio. Ricordo che rimasi colpito dal primo laser game, Dragon’s Lair che si trovava alla Jesol Matic. Un cambiamento epocale passando dai classici arcade ai giochi laser, anche se quest’ultimi non ebbero una grande continuità per via della ripetitività del gioco e dei problemi alla tecnologia troppo delicata all’uso di massa. La tecnologia laser venne applicata non solo in questo campo ma in molti altri segnando una vera e propria epoca.

Ho visto che hai una postazione multi arcade per poter giocare ai vecchi titoli. Su che sistema si basa?  

Molti clienti mi chiedevano titoli degli anni 80/90 così in quei due cabinati ho inserito delle schede pandora, contenenti 1000/1500 giochi  dell’ epoca.

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Una domanda che mi faccio da sempre. A destra la sala giochi drago, a sinistra la sala giochi-mini bowling con tavoli da biliardo di piazza Marconi. Come è stata la convivenza con questi due giganti dell’intrattenimento?

Stimolante. Parecchio. Ci trovavamo in mezzo a due colossi delle sale giochi, la Jesol Matic e la Drago. Siamo arrivati con molta umiltà, cercando di svolgere il nostro lavoro al meglio, giorno dopo giorno, sempre con lo sguardo rivolto al futuro ma con l’esperienza del passato. Oggi la nostra più grande vincita è vedere la gioia negl’occhi dei bambini nel divertirsi insieme ai genitori o ai nonni. Proprio lì capiamo che quello che stiamo facendo cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile. Per noi la sala giochi è luogo sano di divertimento aperto a più generazioni.

Queste due mastodontiche sale giochi non esistono più da anni. Maxim è ancora qui. Quanti sacrifici hai dovuto fare per sopravvivere al cambiamento?

Rimanendo al passo con i tempi, seguendo le esigenze di mercato. Sicuramente la conduzione familiare ne è stata la nostra arma vincente.

Oggigiorno le sale giochi sembrano più dei mini-casinò, con la quasi totalità di giochi basati sul “Ticket redemption”. Compro gettoni, giocando ricevo ticket che daranno diritto ad un premio. Su più fronti  questo sistema viene accusato di indirizzare i ragazzini al gioco d’azzardo. Il passo successivo, crescendo, rischia di essere la sala slot. Che ne pensi a riguardo?

Questa connessione è uno dei più gravi errori a cui  si possa pensare. Non esiste luogo dove tutta la famiglia, dai più piccoli ai grandi, si possa divertire insieme con una spesa minima. Non esistono distinzioni sociali. E’ bello vedere arrivare bimbi, anche molto piccoli, in braccio ai loro genitori, che sorridono di fronte alle luci, suoni, colori di questo mondo. Le sale giochi, o più modernamente chiamate F.E.C “Family Entertainment Center”, non c’entrano nulla con il gioco d’azzardo. Le due cose sono completamente agli antipodi: le sale giochi sono luoghi aperti in cui ci si diverte tutti insieme e si torna un po bambini.
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Siete forse l’unica sala giochi della vecchia guardia rimasta a Jesolo che è sopravvissuta fino ad oggi. C’è ancora qualcuno che (a parte il sottoscritto) entra e vi fa i complimenti?

Fortunatamente molte. E questo ci riempie il cuore ogni giorno. Chi vive nel ricordo rivedendo giochi degli anni 60-70-80-90-2000 e le ultime novità, ed i complimenti anche dagli oggetti che possono essere ammirati anche da chi non gioca. Nel corso degl’anni abbiamo visto molte famiglie i cui figli, che allora frequentavano la sala giochi, sono diventati genitori e a loro volta portare i proprio figli a giocare.

E’ universalmente noto (o almeno si pensa) che la causa della morte delle sale giochi sia imputabile all’avvento della prima playstation nei salotti di casa. Sei d’accordo oppure quello delle sale giochi era un mondo già in declino?

Quando si parla di tecnologia questa è sempre in evoluzione. Anche il mondo della sala giochi ha seguito negli anni cambiamenti e innovazioni, trasformandosi in quella che è oggi. Negli anni 80 chi le frequentava erano gli adolescenti, oggi è aperta a tutte le generazioni, dai nipoti ai nonni arrivando alla completezza dello scopo sociale ultimo: il divertimento per tutti. 

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Sei su un isola deserta. Che CD musicale avresti sicuramente con te? Uno solo.

Carboni di Luca Carboni, 1992.

E il coin op che spereresti di trovare in questa isola deserta? Solo uno. 

Space Ace.

Siamo giunti al termine di questa bella intervista. Un grazie di cuore a Massimo per averci donato un po’ del suo tempo! E se passate per Jesolo Lido fatelo un salto alla Maxim. Conserva al suo interno preziosi macchinari che sono storia.

Mic the biker vi saluta e vi da qualche consiglio.

La sala giochi, oggi.

LA SALAGIOCHI “AL MARE”

Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

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