La nuova classificazione dei videogames
La nuova Classificazione dei videogames non convince del tutto, andiamo a leggere cosa hanno combinato.
Nuova discutibile classificazione
AGCOM ha pubblicato un nuovo regolamento e le linee guida per la sua applicazione. Precisiamo che l’oggetto dello stesso non sono soltanto i videogiochi, ma anche le “opere audiovisive destinate al web”. Ecco la prima definizione troppo generica che apre la porta a una serie infinita di problemi. Comunque sia rimaniamo concentrati sui videogiochi.
Cosa c’è di nuovo
Il nuovo regolamento obbliga tutte le opere videoludiche che vogliono essere distribuite in Italia a essere classificate per età. Publisher e sviluppatori potranno chiedere la classificazione al PEGI o ad AGCOM. Qui iniziano i problemi, soprattutto per le piattaforme digitali e per gli sviluppatori indipendenti, perché classificare i giochi ha un costo.
Soldi soldi soldi
Il PEGI chiede 2.100€ per la classificazione su di una singola piattaforma, più 1.050 per classificare su altre piattaforme. Insomma, se la matematica non ci inganna, classificare ad esempio un qualsiasi gioco multipiattaforma per PC, Xbox One, PS4 e Nintendo Switch costa 5.250€. Questa cifra è indifferente per un grosso publisher, ma sicuramente impegnativa per un piccolo sviluppatore senza budget. Viene da chiedersi che fine faranno tutti quei titoli pubblicati su piattaforme quali itch.io, Game Jolt, Steam e molti altri che non possono permettersi la classificazione per l’Italia. Saranno inaccessibili? E se uno li ha già acquistati?
E il vintage?
E tutti i nuovi titoli per piattaforme vintage che vengono ormai rilasciati su base giornaliera, quelli che fine faranno? Gli sviluppatori dovranno rendere i link di download inaccessibili dall’Italia? E i titoli completamente gratuiti sviluppati solo per hobby? Saranno anch’essi soggetti alla classificazione?
Classificazione, regole superficiali
Il regolamento è fumoso e peggiora se si considerano le “opere audiovisive destinate al web” che non vengono contestualizzate. Per dire: se metto un filmato di un compleanno su Facebook devo farlo classificare? Gli youtuber dovranno classificare ogni video prima di caricarlo? Tutti i video non classificati su YouTube saranno oscurati in Italia? Insomma, le domande aperte dal nuovo regolamento sono davvero tante e si aspettano chiarimenti in merito, visto che sembra cozzare in modo netto con quella che è la natura stessa della rete e della distribuzione digitale.
Il buonsenso
Capirete che la mancanza di chiarezza apre la porta a innumerevoli problemi. Vero che probabilmente si chiuderà un occhio sulle produzioni minori, che però finiranno comunque in una zona grigia mal definita, senza alcuna sicurezza.