OUT RUN

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Out Run e quel senso di libertà

Are you ready for a run? Out Run!

Ciao a tutti amici lettori di Commodoreblog.com. Qui Mic the biker che vi saluta! Oggi voglio fare una chiacchierata, più che una mera recensione tecnica… Anche perché del titolo in questione è stato scritto ormai tutto.
C’era un tempo in cui entrare in sala giochi era un gesto come un altro ma condito da una sacralità incredibile. Si varcava la soglia e qualunque legame col mondo esterno cambiava. Si poteva correre in bici lanciando giornali così come fare zuffe infinite con un amico al proprio fianco ma sempre in modo virtuale.

Uno di quei giochi che ti rimane addosso

C’era poi quel tipo di game che ti resta addosso. Che giornalmente, anche a distanza di decenni, rivivi. Out run per il sottoscritto è uno di questi.
Uscito nel settembre del 1986, il gioco in questione si poteva trovare o con cab deluxe stile auto oppure con un semplice cab con volante e marce da giocare in piedi (in tutto 4 combinazioni di cab, due seduti e due in piedi).

Out Run

I cab di Out Run

Venne usato, per il comparto grafico, lo stesso motore di space harrier (il famoso super scaler) riveduto e potenziato ad hoc: infatti la resa grafica lasciò il mondo a bocca aperta.
La schermata di insert coin vede la buffa caricatura di un’auto sportiva chiusa in un ovale mentre nello schermo corrono immagini del gioco. Si veniva catturati già da questo ma il momento in cui si inserisce il gettone è il primo motivo per cui questo gioco ti resta dentro: autoradio, mano sul pomello e possibilità di scegliere la stazione radio preferita.

Una colonna sonora di un periodo, non solo di un gioco

Le canzoni passing breeze, splash wave e magical sound shower Ci fanno compagnia e nel tempo sono diventate una piccola colonna sonora di quegli anni. Scelta la canzone una delle schermate più iconiche della storia dei videogiochi: Ferrari tesrarossa spider, noi alla guida (si, perché eravamo “noi” il protagonista) e biondona seduta a fianco, una highway con le palme e gli amici a fianco a darci il via!!!
Spiaggia, sole, mare e la velocità! Curvoni veloci, auto lumaca e camion da superare. Andare a bocciare è più facile di quello che sembri e può portare o ad un semplice rallentamento del mezzo, magari un testacoda, o nei casi estremi il cappottamento con tanto di volo dei passeggeri e una gran perdita di tempo. Tempo che scorre per arrivare al checkpoint, pena un bruciante game over.

Out Run e la rivoluzione dei checkpoint

La dinamica di gioco qui fu rivoluzionaria: dopo infinite curve e scollinamenti la strada si divide in due… Destra o sinistra? In base alla direzione presa cambia ovviamente la veste grafica ma anche la difficoltà! Ci troviamo davanti a 15 possibili scenari che formano una piramide che ha come punta il livello start che è sempre quello. Da qui ogni checkpoint rappresenta un gioco che si presta a poter essere giocato in molti modi: si può andare sempre o a destra o a sinistra per correre livelli piu esterni ma anche scegliere di buttarsi in centro aumentando le combinazioni che ci portano a correre i 5 percorsi che ci guidano alla fine del gioco. Ovviamente ogni finale sarà differente in base al percorso scelto!

Out Run

Le strade di Out Run

La scelta delle location fu fondamentale

Per la veste grafica lo sviluppo fu un po’ travagliato in origine. La sega diede come input di ispirarsi a paesaggi americani ma il programmatore supremo, il signor Yu Suzuki, non fu dello stesso parere. Egli trovava gli states eccessivamente grandi e per questo motivo troppo densi di spazi vuoti per trarre ispirazione grafica. Così propose l’Europa visto che la aveva girata da poco. Sega accettò la proposta e furono prese ispirazioni da location come il litorale monegasco, le Alpi svizzere, la costa azzurra, alcuni scorci dei pianori centro europei e gli skyline all’orizzonte di posti come Francoforte, Roma e Milano.
Nella mente di Suzuki tutto doveva partecipare a creare un qualcosa di unico e divertente: obiettivo raggiunto!

Un riferimento assoluto, uno dei simboli di un periodo

Out run fu per molti anni IL gioco di guida. Per molti è ancora IL riferimento, anche se sono passati più di 30 anni. Perché out run, se ci hai giocato negli anni 80, ti resta addosso?
Parlavo poco tempo fa con un caro amico appassionato anch’esso di Gaming, il buon Andrea Puja che saluto, e gira e rigira per l’ennesima volta siamo capitati a parlare di out run. Cioè potevi scegliere la musica, la Ferrari, da che parte svoltare nel checkpoint… Le solite lodi che non finiremo mai di fare. Il sottoscritto ha pure comprato la cartuccia jap per megadrive – genesis!

Ma perché sempre Out Run?

Ma davanti all’ennesima birra un attimo di silenzio. Poi la domanda “Ma perché sempre out run?”… Silenzio… “Beh perché ha fatto storia… Perché è bellissimo…”. Una risposta su tutte fu però quella più bella: “Per quello che ti ricorda. Quelle palme, il mare di fianco.. La strada che corre. Per le emozioni che ti dà ancora oggi. È libertà”… Silenzio.
Quella frase fu il motivo per cui mi trovo qui a scrivere adesso. Perché è tutto vero.. Emozioni, sensazioni, libertà.
Sapete che esiste un solo modello di testarossa spider? Fu richiesta da Gianni Agnelli. La vettura in questione è la numero 62897. È verniciata argento nurburgring. La richiesta risale al 1986. La curiosità è del tipo è nato prima l’uovo o la gallina? Non avremo mai una risposta ma a noi gamers d’antan piace pensare che anche lui, dopo aver almeno visto out run e chissà magari averci fatto una partita, rimase innamorato da quel senso di libertà che ti pervadeva. C’è molto romanticismo in tutto questo, molta intimità, come tutte le belle cose che ti restano addosso…
Ora vado, ho la radio accesa su splash wave. Devo andare a farmi un giro sul lungomare!
Spero vi sia piaciuta questa recensione sicuramente fuori dai ranghi e vi consiglio qualche altro nostro articolo!!

Turbo Out Run, giustizia è fatta

https://www.commodoreblog.com/2019/02/05/winuaeinstalliamo-amiga-os3-9/

Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

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